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L’approccio a sciame alla guerra: un’introduzione per chi si trova in prima linea

Anonimo

Introduzione

Quanto segue è inteso come un’introduzione al concetto di “swarming” quale approccio alla guerra, come teorizzato da John Arquilla e David Ronfeldt in “Swarming and the Future of Conflict”, pubblicato nel 2000 per conto del National Defense Research Institute della RAND Corporation. Si spera che le tendenze emergenti dalla prima linea che sono migrate dal Movimento per la democrazia di Hong Kong del 2019 alla Ribellione di George Floyd del 2020 possano utilizzare la teoria dello sciame per elaborare la massima spesso citata, “essere acqua”.

La tecnica di guerra a sciame [swarm warfare] consiste nell’utilizzare la comunicazione orizzontale in modo che le unità possano agire in maniera autonoma e congiunta senza strutture di comando gerarchiche e centralizzate. Se questo suona familiare, non è una coincidenza: Arquilla e Ronfeldt citano la strategia degli anarchici e degli attivisti dell’alter-globalizzazione nella preparazione della battaglia di Seattle del 1999 come esempio contemporaneo di sciame nel momento in cui scrivevano. Prendendo insegnamento dalle tendenze della guerra alla fine del XX secolo, il loro lavoro propone il “Battle Swarm” come dottrina militare, cioè come approccio normativo alla conduzione di una guerra. Il Battle Swarm è quindi una istanza dei nostri nemici che imparano da come combattiamo per applicare le nostre esperienze contro di noi.

Eppure, le lezioni vanno in entrambi i sensi: nel formulare il concetto di guerra a sciame, i nostri nemici ci hanno aiutato a individuare gli aspetti tattici, strategici e logistici chiave che possiamo migliorare nelle nostre lotte. Pertanto, la seguente introduzione allo sciame come approccio al conflitto dovrebbe essere usata per valutare in modo critico e creativo le nostre tattiche nelle strade e quali tipi di infrastrutture e pratiche di comunicazione sono adatte a coordinare i nostri sforzi [1].

Il contesto storico dell’ascesa dello sciame in guerra.

Arquilla e Ronfeldt collocano la guerra a sciame all’interno della crescita delle tecnologie di comunicazione digitale che permettono di collegare le forze in una rete dove possono condividere le informazioni orizzontalmente in tempo reale. Tuttavia, per contestualizzare pienamente la guerra a sciame, vale la pena collocarla nel contesto dello spostamento storico mondiale che ha comportato l’ascesa della guerra “non lineare”, o “senza restrizioni”, nella seconda metà del XX secolo.

Durante gli anni Settanta e Ottanta, la guerra ha iniziato ad assumere una forma non lineare, o illimitata, a seguito delle guerre di decolonizzazione e delle guerre per procura [proxy wars] tra le potenze capitaliste e comuniste. Non lineare si riferisce alla mancanza di “linee del fronte” nelle guerre contemporanee, o al modo in cui la guerra oggi non si svolge tra due nemici definiti territorialmente, ma viene combattuta su popolazioni che a volte si estendono oltre i confini nazionali. Questo tipo di guerra è anche detto senza restrizioni perché elimina ogni distinzione tra mezzi di conflitto militari e non militari, tra obiettivi militari e civili, e persino tra la guerra e la pace stessa.

Il fine ultimo della guerra senza restrizioni non è quello di ottenere uno stato di pace tra belligeranti. Al contrario, tale guerra mira alla pacificazione indefinita delle popolazioni-bersaglio, generalmente considerate come focolai di potenziali insurrezioni che minacciano la stabilità minima necessaria al capitalismo. La guerra senza restrizioni prende il suo nome non solo dal fatto che riduce la politica a un’operazione permanente di polizia militare, ma anche perché estende i mezzi di guerra al di là dell’uso della forza militare. La guerra ha sempre più spesso comportato l’uso del capitale finanziario per far leva sui programmi di “aggiustamento strutturale” delle nazioni indebitate, l’uso delle guerre commerciali per manipolare le monete nazionali e il valore delle riserve monetarie rivali, e la manipolazione delle informazioni per influenzare le percezioni e il comportamento degli avversari politici come delle popolazioni bersaglio [2].

In questo contesto, le tattiche di sciame sono state usate non solo dai combattenti cineticamente orientati (cioè quelli che usano la forza materiale e la potenza di fuoco, siano essi militari statali, società di sicurezza private o forze di guerriglia partigiane), ma anche da attori non statali in tutto il campo sociale. Per esempio, lo sciame può caratterizzare gli attivisti e le ONG che cercano di aumentare la loro influenza sui responsabili politici attraverso zaps telefonici in congiunzione con le campagne dei media pubblici, gli hacker che interrompono i sistemi di comunicazione attraverso attacchi DDOS guidati da botnet, e i social network di parte come il movimento Boogaloo che si è formato attraverso la creazione e la circolazione di meme che elaborano una sensibilità strategica per lo sciame sulle crisi politiche [3]. Infine, lo sciame caratterizza a volte anche il blocco nero, coloro che si trovano in prima linea, e i saccheggiatori che utilizzano metodi non letali per combattere o eludere le forze di polizia più pesantemente armate.

Guerra a sciame

Che cos’è, allora, la guerra a sciame? Arquilla e Ronfeldt affermano: “Prevediamo lo sviluppo di nuovi tipi di piccole unità militari chiamate ‘pods’ che possono operare in ‘cluster’. Queste unità dovrebbero essere disperse per mitigare il rischio rappresentato dal fuoco ostile. Tuttavia, esse sarebbero caratterizzate da grande mobilità, modesti requisiti logistici e ‘topsight’ […] Possedendo sia la mobilità che la conoscenza della situazione, saranno in grado di colpire, brulicando da tutte le direzioni, tanto con il fuoco quanto con la forza”. Scomponiamo tutto questo in tre distinte caratteristiche della guerra a sciame.

(i) Piccole unità da combattimento, o “pods” e “pod clusters”. La guerra a sciame comporta l’azione congiunta di piccole unità relativamente autonome. In contrasto con gli eserciti che operano sulla premessa che i grandi numeri sono sempre migliori, Arquilla e Ronfeldt chiedono la “devoluzione del potere alle piccole unità”. Per esempio, un’unità di base di uno sciame può essere un individuo o un “groviglio” di individui (per esempio, un gruppo di affinità). Questi moduli possono, nel corso del loro ingaggio, decidere di coordinarsi come un “grappolo di grovigli” per un periodo di tempo, e poi andare per la loro strada una volta raggiunto il loro obiettivo o quando costretti a sciogliersi dall’avversario. Ciò che è fondamentale in questo caso è che un gran numero di piccole unità possono formare uno sciame mobile in cui l’iniziativa di attacco può provenire praticamente da qualsiasi punto. Esistono qui possibili varianti che possono essere adattate ai piccoli numeri disponibili, come ad esempio i “packs”. I “packs” sono “formazioni semi-disperse” che convergono opportunisticamente per attaccare bersagli deboli o vaganti. Qui loro citano l’opposizione serba a Slobodan Milosevic, che ha reclutato “teppisti da stadio” le cui formazioni a nugoli hanno contribuito a proteggere i manifestanti dalla polizia e a volte anzi spesso l’hanno attaccata [3].

(ii) “Topsight” [vista dall’alto], o conoscenza orizzontalmente accessibile della lotta. Ciò è particolarmente importante per le situazioni di combattimento nella vita reale (IRL). Lo swarming dà priorità alla comunicazione orizzontale tra le unità di combattimento per massimizzare il loro potere decisionale indipendente. A differenza di una struttura di comando militare centralizzata in cui l’autorità e la conoscenza del terreno aumentano man mano che si sale nella gerarchia, lo swarming utilizza il topsight ad accesso aperto per consentire alle piccole unità autonome di agire come una forza comune verso obiettivi condivisi. La vista dall’alto [topsight] si riferisce alla conoscenza strategicamente rilevante del terreno di battaglia; è la visione a volo d’uccello che viene creata e utilizzata da coloro che si trovano sul terreno mentre condividono le informazioni nel corso delle operazioni. Tuttavia, la vista dall’alto include anche le segnalazioni dello sciame, o i segnali emessi dai membri autonomi dello sciame per convergere con velocità su un bersaglio.

Forse i primi black blocs totalmente collegati in rete sono stati quelli del Movimento per la democrazia di Hong Kong, che ha usato non solo walkie-talkie, ma anche canali Telegram che collegavano una vasta rete di telefoni usa e getta anonimi [4]. Gli abitanti di Hong Kong usavano Telegram sia per coinvolgere i partecipanti nei ruoli necessari, sia per prendere decisioni con la sua funzione di sondaggio.

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Poiché il tempo impiegato per elaborare le informazioni è un costo per lo sciame nel suo complesso, le unità dello sciame devono fare attenzione a condividere solo le informazioni rilevanti in modo da evitare un sovraccarico di informazioni. Questo è un problema che è stato rilevato per quanto riguarda il canale Telegram di Minneapolis dedicato alla trasmissione degli scanner della polizia durante i primi giorni della Ribellione di George Floyd. Gli utenti hanno dovuto setacciare le notizie sugli eventi che si svolgevano in altre città per trovare informazioni che potessero essere utilizzate per il coordinamento locale. Non c’era inoltre alcuna indicazione sulla qualità delle informazioni trasmesse, e il canale ha finito per diffondere voci sulla Guardia Nazionale e sulle milizie che si sono rivelate false. Il recente sviluppo dei canali Telegram che operano come Remote Uprising Support Teams (“RUST”) specifici per la città, dedicati alla trasmissione di informazioni infografiche e di intelligence aggiornate, sembra avere risposto alla necessità di comunicazioni esclusivamente orientate all’intelligence. Mentre l’uso di Telegram per scopi informativi è migrato da Hong Kong agli Stati Uniti, per ora le sue funzioni di coordinamento non lo hanno fatto. La nostra speranza è che l’uso di telefoni usa e getta e di canali orientati a specifiche funzioni continui a diffondersi, in modo da poter sperimentare le possibilità di connettere le folle in occasione delle manifestazioni.

(iii) Attacco onnidirezionale. Come un alveare che attacca un intruso, il movimento caratteristico di uno sciame è quello di attaccare da tutte le direzioni in “impulsi”, o brevi raffiche che coprono il bersaglio, seguite da dispersione e disimpegno. L’onnidirezionalità richiede sia un numero sufficiente di persone sia un’ottima visibilità, in modo che i grovigli possano momentaneamente ammassarsi intorno ad un bersaglio condiviso per sopraffarlo.

Per esempio, i canali Telegram sono stati utili ai dimostranti di Hong Kong per mappare collettivamente gli obiettivi della polizia, che hanno permesso a più “maghi della luce” e “maghi del fuoco” di disattivare otticamente e attaccare cineticamente gli obiettivi in modo coordinato da tutti i lati. Gli impulsi di convergenza e le successive dispersioni dovevano essere rapidi per evitare di essere rintracciati da altre unità di polizia.

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Qui può essere utile introdurre la terza variazione di Arquilla e Ronfeldt sullo sciame oltre agli alveari e a nugoli, ovvero le “folle” composte da individui o piccoli gruppi che agiscono convenientemente in numero sufficientemente grande da creare un effetto di massa complessivo. Il saccheggio emerge spesso in questo modo, poiché il potenziale che risiede nella dimensione numerica e nella velocità della folla permette ai suoi membri di prendere iniziative individuali. Questi primi atti di furto con scasso oltrepassano una soglia che apre nuove possibilità, ma è solo la diffusione o la ripetizione di questa prima azione in tutta la folla che la trasforma in una folla di “saccheggiatori”. Anche se alcuni membri rimangono cauti e si fanno da parte, continuano a preservare efficacemente il potere della folla, fungendo da barriera protettiva contro coloro che vorrebbero intervenire.

Distinguere la guerra degli sciami da altri tipi di guerra

Per aiutare a illustrare la guerra degli sciami, Arquilla e Ronfeldt la distinguono da altri tre tipi di combattimento visti nel corso della storia umana. Li riportiamo qui di seguito non solo per chiarire ulteriormente lo sciame, ma anche per suggerire che gli insorti non dovrebbero essere ortodossi riguardo ai loro metodi di combattimento e dovrebbero trovare il giusto mix che si adatti alla loro situazione.

Il primo di questi è la “mischia caotica”, “uno scontro di armi caotico e non diretto a distanza ravvicinata”. Questo si vede spesso in scontri disorganizzati con la polizia, soprattutto quando quest’ultima si affida a manganelli e bastoni. Le mischie tendono a favorire quelli con un numero e un armamento superiori, ed è per questo che Arquilla e Ronfeldt sostengono che il “massing” (o guerra di massa) molto probabilmente si è sviluppato come una evoluzione della mischia. La guerra di massa privilegia il numero di combattenti e istituisce gerarchie di comando. Anche se questa comporta un piccolo numero di passi avanti – l’articolazione di un esercito in sezioni e linee, così come lo sviluppo di “semafori” [dal greco, portatore di segni, ndt] come i segnali a mano, le bandiere e gli inviti a comunicare direttive su tutta la distanza del campo di battaglia, tutte tecniche sviluppate esplicitamente a Hong Kong nel 2019 – sia la mischia caotica che la guerra di massa si basano principalmente sulla “forza bruta” dei numeri per vincere. Con alcuni progressi tecnici e comunicativi, tuttavia, la guerra “di manovra agile” è nata per consentire agli eserciti più piccoli di superare i loro svantaggi quantitativi.

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Le manovre agili implicano primariamente la lotta nel creare una disorganizzazione nei ranghi del nemico. A volte questo comporterà la messa a nudo di punti deboli o di bersagli isolati che possono essere attaccati in dettaglio, o l’uso di simulazioni per attirare il nemico in una posizione che ne prolungherà eccessivamente la capacità di coordinamento. Un esempio recente di ciò viene dalla battaglia per la statua di Colombo a Chicago il 17 luglio 2020. Lì, la polizia antisommossa ha tentato di riprendere la collina della statua usando dapprima immense quantità di spray al peperoncino e manganellate per respingere i dimostranti. La folla sparpagliata e indebolita si è parzialmente ritirata in alcuni punti, il che ha spinto una parte della linea della polizia a passare all’offensiva. La polizia che avanzava ha dovuto spezzare la linea in unità più piccole di una mezza dozzina o giù di lì. Tuttavia, almeno in un caso, una di queste unità si è allontanata troppo ed è stata attirata da un piccolo numero di manifestanti che si sono schierati contro di loro. Questi ultimi hanno unito le braccia per formare una piccola linea contro la polizia. L’unità di polizia ha risposto violentemente con il manganello, fino a quando non si sono rapidamente uniti altri manifestanti, alcuni unendo le braccia, altri semplicemente correndo per attaccare gli agenti con proiettili e calci. Ben presto, la piccola unità della polizia antisommossa si è trovata non solo troppo lontana dalla loro linea per ricevere sostegno, ma anche circondata da una fila serpeggiante di manifestanti, che hanno molestato e assalito questa unità fino a imporre la fuga. In quello che si è rivelato essere qualcosa di simile a un’inversione di marcia dello sciamare, questa unità si era sopravvalutata nel rompere la linea, attratta da quello che all’inizio sembrava essere un “bersaglio facile”.

Il limite della guerra a sciame nelle forze armate degli stati avanzati

È fondamentale sottolineare che, come sostengono Arquilla e Ronfeldt, le forze armate statali che usano tattiche a sciame incontrano gli stessi limiti di quelle che usano la guerra di massa o le manovre agili, cioè la guerriglia partigiana. Una forza di guerriglia che combatte sul proprio territorio in mezzo ad una popolazione che la appoggia avrà sempre un vantaggio contro le forze armate statali. Una tale forza conosce il terreno e può scomparire nella popolazione generale, che fornirà ai guerriglieri anche soluzioni a molte delle sue esigenze logistiche. Negli ultimi quarant’anni, gli Stati nazionali sono stati in gran parte contrari alle tecniche genocide di distruzione totale, come le campagne di bombardamento a tappeto e la guerra nucleare, e hanno impiegato questi mezzi solo ad alti prezzi per la loro legittimità tra i propri cittadini.

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Inoltre, poiché lo sviluppo della guerra ha favorito forme non lineari incentrate sulla pacificazione indefinita piuttosto che sulla distruzione totale, è improbabile che gli Stati-nazione contemporanei superino il limite posto dalla guerriglia in tempi brevi. I rivoluzionari dovrebbero tenerlo a mente nel momento in cui i nostri conflitti con lo Stato e le forze di estrema destra si intensificano. Nelle città e nelle periferie, avremo bisogno di quartieri in cui poter scomparire, e di residenti partigiani disposti a fornire aiuto reciproco ai combattenti. A Hong Kong, per esempio, alcune persone hanno nascosto dei cambi d’abito per i frontliners e organizzato delle carovane per raccogliere i manifestanti dalle zone “calde” della città. In un caso, un canale Telegram di utenti anonimi ha addirittura procurato sia una via di fuga che una squadra di recupero per un frontliner attraverso i sistemi di tunnel sotterranei sotto l’Università Politecnica. Come ha detto un giornalista, “è stata un’operazione di alcuni”. Durante i primi giorni della ribellione di George Floyd a Minneapolis, i residenti hanno messo pacchi di bottiglie di acqua e panini ai bordi dei loro prati, una pratica che da allora si è diffusa in decine di altre città. Questi piccoli gesti di cura e sostegno dovranno crescere di numero e diventare sempre più di parte man mano che la lotta avanza.

Note

[1] Per coloro che sono interessati ad una discussione dettagliata sulla guerra a sciame, si raccomanda di leggere “Swarming and the Future of Conflict” nel suo complesso o di esaminare i titoli delle sezioni per identificare le parti chiave che sono rilevanti per le proprie esigenze (molte sono di interesse solo per gli ufficiali militari statali). Il libro consiste di meno di 100 pagine ed è organizzato in modo ordinato, il che rende facile trovare selezioni su misura per le esigenze del vostro gruppo. Si può scaricare l’e-book direttamente da RAND gratuitamente: https://www.rand.org/pubs/documented_briefings/DB311.html

[2] Due esempi che coinvolgono quello che Arquilla e Ronfeldt chiamano “cyber sciame” sono lo scandalo dell’ingerenza russa nelle elezioni americane del 2016 e le false voci “circolate” o amplificate a seguito di disordini e saccheggi durante la ribellione di George Floyd.

[3] Lo “sciame cyber”, ovvero l’attività di sciame degli utenti di Internet sui social media, è un argomento troppo ampio per essere trattato in questa sede. Arquilla e Ronfeldt sono stati anche i primi teorici di questo fenomeno con il loro libro, “Networks e Netwars: Il futuro del terrore, del crimine e della militanza”. Alex Goldenberg e Joel Finkelstein sono stati recentemente autori di un rapporto sullo sciame cyber del movimento Boogaloo nel corso della ribellione di George Floyd dal titolo “Cyber Swarming, Memetic Warfare e Viral Insurgency. How Domestic Militants Organize on Memes to Incite Violent Insurrection and Terror Against Government and Law Enforcement”. In esso, sostengono che il movimento Boogaloo è cresciuto e si è diffuso come un virus semantico, utilizzando strategie virali per nascondere la loro esistenza, compromettere le strutture immunitarie della società civile, e fomentare le condizioni per attacchi di sciame in relazione alle crisi politiche.

[4] In “Hinterland: America’s New Landscape of Class and Conflict”, Phil Neel descrive il ruolo degli “hooligan” e degli “ultras” nell’aiutare la rivoluzione egiziana del 2011. Vedi pp. 153-156. Una copia stampabile di due capitoli chiave è qui.

[5] Vedi “Summer in Smoke” di The Vitalist International. http://chuangcn.org/2019/12/summer-in-smoke/

2 risposte su “L’approccio a sciame alla guerra: un’introduzione per chi si trova in prima linea”

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