Categorie
Senza categoria

Tesi sulla ribellione di George Floyd

Shemon e Arturo

Da https://illwilleditions.com/theses-on-the-george-floyd-rebellion/

1. La rivolta di George Floyd è stata una ribellione multirazziale guidata dai neri. Essa non può essere categorizzata sociologicamente come una ribellione esclusivamente nera. Ribelli provenienti da gruppi di tutte le discendenze hanno combattuto la polizia, espropriato e bruciato proprietà. Inclusi nativi, ispanici, asiatici, e bianchi.

2. Questa sollevazione non è stata fatta da provocatori venuti da fuori. I dati dei primi arresti mostrano che si trattava di gente proveniente dalle zone limitrofe alla ribellione. Se c’era chi si era messo in viaggio dalle periferie, ciò non fa altro che rivelare la geografia scomposta della metropoli americana.

3. Sebbene vi abbiano partecipato molti attivisti ed organizzatori, questa ribellione non è stata organizzata dalla sinistra rivoluzionaria minoritaria e neanche dalle cosiddette ONG progressiste. È stata una ribellione informale ed organica, originata direttamente dall’esasperazione della classe lavoratrice nera nei confronti della società borghese e in particolare della polizia.

4. Lo stato di polizia non solo è stato colto alla sprovvista dalla portata e dall’intensità della ribellione, ma la società civile ha anche esitato e vacillato di fronte a questa rivolta popolare che si è diffusa in ogni angolo del paese e ha creato paura e scompiglio nella polizia.

5. La polizia ha mostrato molte debolezze durante la ribellione. Di fronte ad appena qualche centinaio di manifestanti, i dipartimenti sono stati facilmente sopraffatti e costretti a concentrare le loro forze in alcune zone nevralgiche. Appena la polizia arrivava in una zona di conflitto la gente si ritirava e si muoveva verso un altro posto per fare più danno. L’assetto di guerra tradizionale, con enfasi sulla superiorità di equipaggiamento e di tecnologie, ha fallito nel contrastare una serie di manovre flessibili, decentralizzate e rapide, focalizzate sulla distruzione di proprietà.

6. Dal 26 maggio al primo giugno c’è stata la fase militante della ribellione. Dopo il primo giugno la ribellione è stata non solo repressa militarmente, ma anche politicamente. Oltre alla repressione di polizia, militari e vigilantes, la sollevazione è stata attaccata da elementi della sinistra che hanno reagito ai riot condannandoli a causa dei provocatori venuti da fuori. In alcuni posti, i “buoni manifestanti” sono arrivati a bloccare i “cattivi manifestanti” e a consegnarli alla polizia.

7. Le ONG nere, compresa la fondazione Black Lives Matter, non hanno avuto alcuna relazione con la fase militante della ribellione. Queste organizzazioni, infatti, tendono a recitare un ruolo reazionario, spesso impedendo che riot, espropri ed attacchi alla polizia si diffondano. Le ONG nere sono state la punta di diamante delle forze che dividevano il movimento in buoni e cattivi manifestanti. La base sociale delle ONG nere non è il proletariato nero ma la classe media nera e, soprattutto segmenti della classe media bianca in via di radicalizzazione.

8. Questa ribellione ha riguardato la violenza razzista della polizia e l’ineguaglianza razziale, ma anche l’ineguaglianza di classe, il capitalismo, il COVID-19, Trump e altro ancora.

9. Questa ribellione apre una nuova fase nella storia dell’Isola Tartaruga [termine che designa Il Nord America nella cosmogonìa geografica dei nativi e in particolare dei Lenape, NdT] . Una nuova generazione ha fatto esperienza di un movimento potente e di fronte al perpetuarsi delle ineguaglianze e della crisi ha trovato improbabile starsene

seduti e accettare tutto ciò. La ribellione ha prodotto una nuova soggettività politica – il ribelle George Floyd – dando inizio a una serie di processi dagli esiti molteplici che saranno determinati dalla lotta di classe nel presente. Il proletariato americano è finalmente emerso ed è entrato nella storia.

10. Questa ribellione è la punta dell’iceberg della lotta alla pandemia. La ribellione mostra al mondo che la lotta rivoluzionaria può avvenire anche durante una pandemia. La pandemia peggiorerà solamente le condizioni di vita in tutto il mondo; come risultato possiamo aspettarci altre ribellioni in giro per il globo.

11. Ad oggi la ribellione di George Floyd è stata soppressa. In molti delle ONG e della classe media racimoleranno le briciole degli sforzi coraggiosi dei ribelli che hanno combattuto in quella settimana. Ma queste ribellioni torneranno. Sono parte della lotta di classe in corso negli Stati Uniti e a livello globale dall’ultima recessione mondiale (2008-2013). Ora l’economia mondiale è di nuovo in recessione.

12. Le attuali proteste diurne sono un prodotto contraddittorio della ribellione, caratterizzate da grandi folle, più classe media e più bianca. Questa composizione sicuramente aiuta a creare una atmosfera di tipo non violento e del “manifestante buono”, ma ciò è imprescindibile dai leader neri che sostengono questo tipo di politica. Allo stesso tempo, l’espansione delle proteste diurne consente una partecipazione più ampia, che è importante.

13. Gli scontri notturni hanno un limite nel senso che non trascinano larghi settori della società. Scontri, saccheggi, e attacchi alla polizia sono forme di azione di giovani e poveri. Molti lavoratori provano simpatia, ma stanno a casa. Questo mostra che gli scontri da soli non bastano.

14. Molte lotti importanti si sono mescolate con questo movimento, compresi i lavoratori dei trasporti che si sono rifiutati di collaborare con la polizia. Tuttavia, non è chiaro come questa ribellione si connette con le lotte che ribollono nei posti di lavori, con le lotte nelle carceri, e con le lotte per la casa che sono emerse nel contesto della pandemia. Qui sembra ci siano storiche e future connessioni da stabilire. In quale misura sono stati coinvolti negli scontri coloro che erano stati coinvolti nelle precedenti lotte nei posti di lavoro? E in quale misura i ruoterà torneranno al lavoro e sul lavoro continueranno la lotta?

15. I sindacati spesso considerano la polizia e le guardie penitenziarie come lavoratori bisognosi di protezione, invece di vederli come i mazzieri armati della borghesia che sono. A dispetto di una lunga storia di poliziotti repressori di scioperi, resta ancora molto da fare sul fronte del lavoro quando approccia alla questione dell’abolizione della polizia e del carcere. Senza lavoratori dei trasporti, lavoratori della logistica, lavoratori delle pulizia, lavoratori della sanità e altri, la lotta abolizionista è bloccata.

16. Considerando i bassi tassi di sindacalizzazione, molte lotte nei posti di lavoro saranno caotiche, esplosive, e senza mediazione dei sindacati o di qualsiasi altra organizzazione ufficiale. I sindacati cercheranno di stabilire un controllo su di esse e di cooptarle. Possono le lotte nei posti di lavoro corrispondere alle lotte nelle strade? Se sì, entreremo in una nuova fase di conflitto.

17. Nel tentativo di riconsolidare il suo potere e prevenire la rivoluzione, la borghesia corre a garantire riforme e concessioni. Alcuni poliziotti vengono licenziati e incriminati; i fondi di qualche dipartimento di polizia vengono tagliati; varie scuole e università cancellano i loro contratti con la polizia; diverse statute di razzisti sono rimosse; Trump firma un ordine esecutivo che stanzia maggiori risorse per la responsabilità penale della polizia; il Consiglio comunale di Minneapolis vota lo smantellamento del suo dipartimento di polizia. Questa sequenza segue un canovaccio comune nella storia capitalista – la classe dominante risponde alle crisi rivoluzionarie riorganizzandosi e ristrutturandosi in una forma che le garantisca di restare al potere.

18. Ciò che deve essere conseguito attraverso l’azione autonoma del proletariato, altri elementi della società cercano di agirlo con petizioni, leggi e cambiamenti nella polizia. Le riforme sono un obiettivo lodevole in un sistema capitalista razziale che dà in modo chiaro priorità alla polizia piuttosto che alla vita. Tuttavia, dobbiamo tenere a mente che la società borghese vuole mantenere questa ribellione più circoscritta possibile: perimetrandola solo su George Floyd, sulla diminuzione dei fondi della polizia e sulla redistribuzione delle risorse su altri settori sociali. Ma questa ribellione ha a che fare con molto di più. Ha a che fare con la profonda ingiustizia che un popolo percepisce e che nessun grado di riforma può estinguere.

19. L’abolizione comporta la distruzione materiale della gamma di infrastrutture costruite nell’era del capitalismo razziale. L’abolizione è avvenuta dal 26 maggio al primo giugno. Come conseguenza della rivolta dilagante, in una settimane è avvenuto molto di più in termini di discredito e limitazione della polizia che in tanti decenni di attivismo. Qui vediamo il potenziale dell’abolizione nel suo senso pieno, nell’apertura di un veloce momento di solidarietà tra differenti settori razzializzati del proletariato, nella genesi di una crisi nazionale, e nello spalancare la porta a un nuovo mondo, in un istante.

20. Non tutto quello che ha avuto luogo durante l’insurrezione ha rafforzato e liberato. Gli stessi problemi che esistevano prima hanno continuato ad esistere durante la ribellione – razzismo, transfobia, omofobia, competizione per procacciarsi risorse. Tutto questo non scompare improvvisamente in una ribellione. Il cruciale lavoro di costruzione di un mondo nuovo resta da fare.

21. Dobbiamo chiederci quale sia il significato ultimo di questa rivolta. Il tema è Black Lives Matter solo riguardo a coloro che sono razzializzati come neri o la lotta dei neri assume un contenuto più esteso?

22. I paragoni tra questa rivolta e il 1968 sono errati. Questa rivolta è differente su molti piani. Ci sono sindaci neri e dirigenti neri della polizia che governano in molte città. A ribellarsi è stato un proletariato multirazziale.

23. Può il proletariato nero guidare gli altri settori razzializzati del proletariato negli anni a venire’ Questa è una domanda vecchia di un secolo, con Du Bois, Haywood, James, Jones e Hampton che hanno tutti cercato di individuare differenti coalizioni con gli altri settori in questo paese e fuori nel tentativo di battere il capitalismo razziale e l’impero. Tutti loro sapevano che il proletariato nero può far esplodere una vasta ribellione, ma non può battere i suoi nemici da solo.

24. L’unificazione del proletariato in una lotta comune per eliminare il capitalismo è la sola speranza che ha l’umanità di salvare sé stessa e il pianeta. Il suo contropotere è fondato su tutte le persone che concorrono a combattere contro il razzismo, il patriarcato e tutto ciò che il capitalismo porta con sé.

25. Il desiderio di una solidarietà multirazziale è sempre pregno, come le storie del razzismo hanno mostrato. Lo sviluppo della solidarietà sarà teso difficile e dipenderà dalle circostanze oggettive e dalle scelte strategiche. Tra le maggiori preoccupazioni ci deve essere che di questa solidarietà non finisca per fare le spese la liberazione dei neri. Per prevenire ciò, ogni sforzo deve essere fatto per rispettare e sostenere l’autonomia della lotta rivoluzionaria dei neri.

4 risposte su “Tesi sulla ribellione di George Floyd”

Scrivi una risposta a Guerra civile e rivoluzione sociale negli Stati Uniti del XXI secolo – Shemon e Arturo Cancella risposta