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Cinque domande al cuore della tempesta. Parte 1: Le luci dell’alba

Intervista ad un compagno di CrimethInc

1. Negli Stati Uniti è stato calcolato che la polizia uccide una persona nera ogni 28 ore, un dato drammatico. Come mai ora, come mai questa volta, l’assassinio di George Floyd ha innescato un processo insurrezionale?

Nel 2016, quando Donald Trump vinse le elezioni presidenziali, le rivolte contro la violenza poliziesca che si erano successe regolarmente (da Oakland nel 2009 alla più famosa Ferguson nel 2014) cessarono
all’improvviso. L’abbiamo notato all’inizio del 2018; è un enigma storico a cui si deve ancora trovare risposta. Di sicuro, la Polizia non ha smesso di assassinare o di opprimere neri e latini. Forse quello che faceva la differenza era che anarchici e altri attivisti erano così impegnati a reagire alla violenza fascista da non riuscire a fornire la solidarietà necessaria alle comunità più colpite dalla violenza dei poliziotti.

L’avvento dell’era Trump ha provocato un’ondata di azioni dirette
partecipative che hanno coinvolto decine di migliaia di persone –dai tentativi, andati in porto, per disturbare l’insediamento di Trump e per bloccare gli aeroporti alle occupazioni dell’ICE del 2018. Tuttavia, a metà del 2018, gli anarchici e le comunità interessate erano sempre più isolati in queste lotte, mentre altri manifestanti avevano ricominciato a cercare soluzioni istituzionali.

I centristi che speravano che la disfatta di Nixon si ripetesse, hanno
perseguito una strategia fallimentare cercando di mettere Trump sotto
impeachment e di rimuoverlo dal suo incarico, dimostrando un’ingenuità di fondo per quanto riguarda il funzionamento del potere . La sinistra ha ripreso la sua campagna per far eleggere Bernie Sanders come presidente, attirando probabilmente alcuni centristi delusi ma scoprendo, alla fine, che la sua ambizione di volere sistemare l’America ricorrendo a un approccio verticistico era ugualmente ingenua. La mummia centrista Joe Biden ha guidato i voti neri verso la vittoria nelle primarie Democratiche, creando temporaneamente tra alcuni esperti l’errata convinzione che la maggior parte degli afroamericani statunitensi fosse più interessata a una replica di serie B degli anni di Obama anziché a un cambiamento radicale. Col senno di poi, è chiaro che il vero problema consisteva nel fatto che in gioco non ci fossero riforme significative.

Quando la pandemia di Covid 19 ha travolto gli Stati Uniti, tutti i mezzi statalisti per cercare il cambiamento sociale erano stati esauriti. Trump ha esacerbato la situazione, cogliendo l’opportunità per organizzare un massiccio passaggio di ricchezza, per l’equivalente di miliardi di dollari, alla classe sociale più abbiente nel mezzo della peggiore recessione economica a memoria d’uomo. In questo contesto, milioni di persone negli Stati Uniti, insieme a miliardi in tutto il mondo, hanno vissuto in isolamento da metà marzo a fine maggio, riflettendo sulla propria mortalità. Mai prima di allora era stato così chiaro che le istituzioni del potere fossero fondamentalmente ostili e distruttive per la vita della gente comune.

Questo è il motivo per cui, quando si è diffusa la notizia della risposta
dei ribelli neri all’omicidio di George Floyd, anche i liberali bianchi della classe media hanno sentito la tragedia in modo profondo. Con la pandemia, alcuni dei meccanismi che di solito fanno sì che i privilegiati non s’identifichino con i più emarginati sono stati sospesi.

Negli ultimi giorni di Maggio del 2020, coloro che sono sempre stati presi di mira dalla polizia, che soffrono maggiormente per razzismo e
povertà, hanno capito che sarebbe stato allora o mai più.
Eroicamente, in tutti gli Stati Uniti, hanno messo le proprie vite in
gioco attaccando su larga scala i loro oppressori – e milioni di persone di tutte le classi e dai background differenti esaurite dal lockdown si sono unite a loro nelle strade.

Trump e altri politici sono rimasti senza parole a causa delle rivolte
scaturite dall’omicidio di George Floyd, sostenendo che erano state
coordinate dagli anarchici; in effetti, hanno fatto più loro per provocare le rivolte di quanto non avrebbero potuto gli anarchici.
Sono state le politiche dello Stato stesso a permettere la diffusione
dell’intelligenza collettiva a capo dell’insurrezione –inquadrando come obiettivi legittimi polizia, banche e aziende, e facendo capire praticamente a chiunque i motivi per cui la gente li avrebbe attaccati. Il supporto esplicito di Trump ai suprematisti bianchi, le sue politiche xenofobe relative ai confini, i suoi tentativi di abolire l’accesso all’assistenza sanitaria, il suo contributo all’accelerazione del riscaldamento globale e il suo rifiuto di fornire qualsiasi tipo di sostegno a chi è minacciato dalla disoccupazione o dal COVID-19, hanno mostrato a chiunque che tutti stiamo affrontando una lotta per la vita, non solo per quelli che vengono regolarmente uccisi dalla polizia.

Forse, dopotutto, l’ora più buia annuncia l’alba.

2. Parliamo delle manovre repressive. Sembra che la controinsurrezione abbia lavorato sulla narrazione degli “anarchici bianchi” e dei “provocatori venuti da fuori” e messo in atto teatrini quali i poliziotti che si inginocchiavano, attori pagati vestiti da Black Panther, ecc.
Quale di queste tecniche ha funzionato maggiormente e quale ha fallito?

La forza di gran lunga più pericolosa sono state le voci. La polizia che fingeva di sostenere i manifestanti ha potuto creare un’illusione che è
durata solamente poche ore—prima o poi costretti ad attaccare i manifestanti per cercare di mantenere il controllo, qualsiasi incomprensione rispetto al loro ruolo sociale è stata fugata. Ma le
voci sul fatto che la distruzione delle proprietà, gli espropri o
gli attacchi alla polizia fossero opera degli “anarchici bianchi”
o “infiltrati della polizia” hanno generato sospetto e paura.
Queste narrazioni repressive sono utili tanto ai liberali e ad altri
aspiranti leader che vogliono mantenere il controllo della piazza,
quanto alle autorità che la vogliono reprimere.

Capitalisti e suprematisti bianchi usano da sempre la narrazione dei “provocatori venuti da fuori” per delegittimare le proteste negli Usa, nello specifico riguardo alle proteste che implicano la solidarietà tra
bianchi e neri. Cent’anni fa i bianchi che agivano in solidarietà
dei neri venivano chiamati “traditori della razza”; Trump non può
usare questo linguaggio oggi senza che il suo razzismo appaia ovvio,
quindi li chiama “antifa”, ma intende esattamente la stessa cosa
con questo nuovo termine, sta cercando di portare avanti la stessa
operazione politica.

Per fortuna le forze che agitano la rivolta sono troppo forti per essere
fermate dalle sole narrazioni delegittimanti—e l’amministrazione
Trump è così impopolare che ogni narrazione che impiega è subito
vista con sospetto.

Quando altri diffondevano nelle strade voci ridicole riguardo al fatto che
“gli anarchici” erano responsabili di tutti gli scontri, ciò costituiva un problema, ma quando Trump ha incominciato a farlo, in molti hanno messo in dubbio queste voci e riconosciuto di quali interessi fossero al servizio.

3. Decolonizzare gli Stati Uniti. Le statue cadono. Un Paese fondato sulla guerra civile, sul genocidio e sulla schiavitù sta tremando. Nelle strade riecheggia il coro: “five hundread years” [cinquecento anni]. Questo discorso è diffuso ampiamente nella comunità nera e fuori di essa?

Sì, a lungo questa narrazione anti-coloniale è stata centrale per chi si trova a subire il suprematismo bianco e la violenza coloniale. Si è diffusa, in qualche modo, anche nell’Accademia.
Il fatto che la gente stia buttando giù le statue di Colombo e
quelle che celebrano i confederati è promettente ci mostra che chi partecipa a questo movimento si focalizza su tutte le diverse forme dell’oppressione che si sovrappongono, non su un solo aspetto del sistema. Possiamo sperare che questi eventi diano un nuovo esempio e un nuovo approccio alla storia ai giovani che stanno crescendo, mostrando loro che la storia non è un monolite che sta alle nostre spalle nel tempo, ma piuttosto una lotta dinamica che ha luogo adesso tra forze centenarie.

4. Definanziare la polizia. Vedi in atto una nuova ondata di abolizionismo? Possiamo dire: “non si può abolire la polizia senza abolire il capitalismo” non solo come slogan ma anche come indicazione?

L’abolizione della polizia era vista come una proposta estrema ed oscura fino al momento in cui i ribelli hanno incendiato il commissariato del terzo distretto di Minneapolis. Tutto ad un tratto è diventato plausibile
che i rivoltosi possano sopraffare la polizia come forza principale.
In seguito, e solo a questo punto, l’abolizione della polizia è diventata argomento di discussione largamente diffuso, con i liberali a tentare di depotenziare il movimento contro la polizia, annacquandolo dall’interno o opponendovisi apertamente.

Quando diventerà chiaro che è impossibile isolare e distruggere i nostri
movimenti, il prossimo pericolo che potremmo correre sarà che questi
vengano gentrificati e cooptati.  La repressione della polizia si è rivelata inutile perché è intrappolata in un ciclo in cui tutti i suoi strumenti per controllare il disordine non fanno altro che diffonderlo sempre più.  L’affluenza di aspiranti politici, dirigenti e altri presunti leader nelle strade ha fatto di più per smorzare la rivolta di quanto non avrebbe fatto qualsiasi quantità di violenza statale.  In risposta a chi dice che i “saccheggiatori” avrebbero provato ad approfittare del movimento di protesta rispettabile, è più preciso dal punto di vista fattuale – considerando la timeline degli eventi –  dire che i manifestanti “rispettabili”  hanno provato ad approfittare di un movimento basato sul combattere la polizia e sull’esproprio dal giorno in cui è iniziato.

Ciò costituirebbe comunque una piccola minaccia per lo slancio del movimento se tutti i partecipanti avessero interiorizzato l’importanza dell’orizzontalità e dell’autonomia, come dimostrato dalla vittoria a Minneapolis; ma ci vorrà del tempo per imparare quelle lezioni e ci sono molti potenti attori istituzionali che hanno tutte le ragioni per interferire.

I centristi stanno diffondendo la versione più superficiale delle nostre argomentazioni, parlando di tagli dei fondi alla polizia senza prendere in
considerazione nessuna delle profonde disparità di ricchezza e potere per mantenere le quali la polizia esiste. Dovremo continuare a spiegare perché ci opponiamo al controllo della Polizia e ad altri aspetti del capitalismo e dello Stato – e questo, anziché diventare meno complicato, potrebbe diventare più difficile mentre i liberali si appropriano dei nostri punti di vista e della nostra retorica.

In futuro, mentre probabilmente potremo vedere alcune modifiche ai
protocolli polizieschi o persino all’istituzione stessa della polizia, le autorità mireranno a farlo a spese delle nostre comunità, cercando di guidare l’attività antisociale negli spazi che abbandonano. Altrove, la polizia ha già utilizzato questa strategia per punire quartieri ribelli,
come a Exarchia ad Atene, in Grecia. Ciò rende particolarmente urgente
impegnarci sugli aspetti positivi dell’abolizione della polizia, affrontando le cause profonde del comportamento distruttivo e
antisociale. Dato che la maggior parte delle nostre comunità possiede un accesso limitato alle risorse, questo non sarà facile, ma, poiché lo Stato non interverrà per salvarci, sarà necessario a prescindere.

5. Prospettive. Un’insurrezione può durare settimane o mesi, può finire a causa della repressione,  della stanchezza, della mancanza di obiettivi pratici o con delle elezioni. Cosa  vedi all’orizzonte? Cos’è irreversibile?

L’apice delle sollevazioni si è raggiunto nella prima settimana, quando
eravamo poco consci che si stesse veramente sviluppando un movimento, colti come eravamo da un misto di rabbia e timore che la repressione poliziesca avrebbe colpito tutti noi.

Un fenomeno comune negli sconvolgimenti improvvisi: non li vediamo
arrivare, e quando riconosciamo che stanno prendendo piede hanno già superato il loro apice. Abbiamo scritto di questo fenomeno dopo il movimento Occupy, nella nostra analisi “Dopo lo Zenit”:

https://crimethinc.com/2013/09/09/dopo-lo-zenit-parte-i-cosa-fare-quando-si-sono-calmate-le-acque

Nei primi giorni avevamo buone ragioni per temere che la sollevazione
potesse causare una repressione estremamente distruttiva.
Probabilmente questa è una minacciam tuttora, ma non ha prodotto ancora i suoi effetti. Ci sono stati 14000 arresti e più di 70 persone rischiano l’ergastolo, ma il governo non è stato ancora capace di sfruttare questa situazione per rafforzare il suo controllo a livello sistemico.

Finora, Trump ha cercato di trarre benefici dalla polarizzazione sociale.
Durante la prima settimana della rivolta, sembrava possibile che potesse approfittare dell’insurrezione come una sorta d’incendio del Reichstag per mettere le mani su un potere ancora maggiore, forse instaurando la legge marziale. Esistono prove a conferma del fatto che i suoi sostenitori abbiano perseguito apertamente questa strategia. Il 29 maggio, un sergente dell’Aeronautica Militare e un altro membro del movimento suprematista bianco “Boogaloo” hanno ucciso un ufficiale della sicurezza federale a Oakland, apparentemente durante un’operazione sotto falsa bandiera intesa ad accelerare l’avvento della guerra civile. In breve, i generali preferirebbero preservare la loro legittimità abbastanza a lungo per attaccarci sotto Biden, quando saranno percepiti come rappresentanti di un governo più popolare, piuttosto che delegittimarsi ora essendo associati a Trump. Allo stesso tempo, visto che una parte dell’esercito è composta da neri provenienti da famiglie povere, usare i militari contro questo movimento creerebbe
tensioni o addirittura rotture tra le forze statali. In un momento sempre più instabile come questo che stiamo vivendo, non vale la pena per loro correre il rischio.

Il movimento, dunque, è sopravvissuto alle prime minacce che ha incontrato, sebbene le tattiche che sono state impiegate si siano spostate dai riot e dagli espropri a cortei più pacifici.

Poniamo l’accento ancora una volta sull’enorme vittoria delle tattiche
anarchiche di azione diretta senza compromessi. Laddove le campagne
riformiste sono fallite una dietro l’altra, il coraggio di chi ha bruciato il Terzo Distretto di Minneapolis ha permesso l’insorgere di un movimento per il cambiamento sociale senza precedenti. Le vittorie
conseguite solo durante la prima settimana
superano ciò che altre iniziative erano riuscite a realizzare in anni. Non dovremmo sottovalutare il contributo degli abolizionisti che, lavorando per decenni, hanno consentito alle persone di immaginare di poter fare a meno di polizia e carceri; tuttavia, molti di quelli che hanno dato vita a questo
movimento non si considerano affatto attivisti. La forza di questo
movimento non è venuta dall’avanzare richieste ma dal rifiuto di porle:
https://crimethinc.com/2015/05/05/feature-why-we-dont-make-demands

Ora, tutti lo sanno: l’azione diretta fa ottenere dei risultati. Sarà
molto difficile chiudere il vaso di Pandora. Dai centristi che stanno
improvvisamente lottando per ridurre la questione dell’abolizione
della polizia al “taglio dei fondi”, allo stesso Donald Trump che ieri è stato costretto a imbastire una scenetta per chiedere riforme della
Polizia, è innegabile che i disordini abbiano cambiato le priorità
di tutti. Anziché alienare le persone, come hanno sempre sostenuto i
detrattori, l’azione diretta conflittuale ne ha conquistate milioni a
idee e valori che, altrimenti, non sarebbero mai stati presi in considerazione.

Poiché i movimenti di tutto il mondo interiorizzano queste lezioni, ciò
avrà effetti a lungo termine su scala globale. Le azioni di solidarietà internazionale hanno già avuto luogo in oltre 50 altri Paesi e in alcuni di questi si è potuto assistere a rivolte imponenti .

Quanto a qui, crediamo che continueranno ad esserci piccoli scontri
per settimane o mesi, come quelli della settimana scorsa a Portland,
Richmond e a Washington DC – tutti risultanti dall’impegno nel creare occupazioni permanenti che possano funzionare da zone autonome. Con il passaggio del momento più alto del movimento, la combinazione di fattori che lo ha reso incontrollabile è trascorsa (in breve, la mistura di manifestanti ingovernabili e “rispettabili” uniti in una massa indistinguibile- ma anche l’eruzione non pianificata di
azioni dirette in più punti piuttosto che in posti fissi).

Ma visto che ci sono così poche prospettive di lavoro per i giovani che hanno partecipato a questi movimenti, a causa della pandemia, un grande settore della popolazione che ha costituito la prima ondata di questa sollevazione non avrà nient’altro da fare nell’immediato futuro che partecipare a cortei, occupazioni e scontri.

A questo proposito, per la prima volta in generazioni, gli Stati Uniti
hanno qualcosa in comune con i paesi dell’Europa mediterranea come la
Spagna, la Grecia o l’Italia, che sono noti per un forte movimento
anarchico. A cosa resta alla gente di dedicarsi se non alla lotta per un mondo completamente diverso? Ci mancano le tradizioni consolidate che possono dare a questo movimento una longevità reale, ma, se non altro, crediamo che nuove formazioni di lotta si creeranno dagli eventi di quest’estate e che questi avranno un ruolo importante nei futuri movimenti.

La lotta continua!

Postilla: in fase di pubblicazione il compagno ci segnala l’uscita di una nuova collettanea di contributi riguardo le zone autonome.

La riportiamo con piacere in vista di una futura traduzione:

https://it.crimethinc.com/2020/07/02/the-cop-free-zone-reflections-from-experiments-in-autonomy-around-the-us

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